E’ la colonna sonora emozionale, che fa la differenza: senza, non è vita vissuta, ma schemi ripetuti e reattivi di difese infantili.
Per questo, molto spesso e purtroppo per molti, la vita è piatta noia, ravvivata soltanto dal possedere oggetti o ruoli, che non bastano mai, perchè compensazioni di bisogni più grandi e più profondi, perduti nell'infanzia.
Come fare a spiegare l'emozione di quella sensazione del corpo e della mente che si ha unicamente per il sentirsi vivi in mezzo alla bellezza che vive intorno a noi?
Ci vuole uno strumento assai sensibile, tarato per raccogliere segnali elementari sottili e insieme intensi: un corpo ritornato allo stadio infantile, per quello che è possibile.
E' la gioia del corpo che si appaga della pulsazione della vita.
Certo che questa pulsazione dovrà fare i conti anche con il dolore, la rabbia, la paura ed altri sentimenti, adiacenti a questi principali, che fanno parte della nostra vita.
 
L'attraversamento, il riconoscimento sensoriale e il ritorno alle origini di essi, sono la base per il loro governo e per la padronanza: cosa ben diversa dalla sublimazione che di solito avviene con la negazione e con lo spostamento sensoriale verso i distretti "elevati" della mente, che irrigidisce la motilità corporea comprimendo la vibrazione e in ultima analisi perdendo gran parte della pulsazione originaria.
 
La via maestra per ripristinarla si fonda sul'insieme dei molti insegnamenti dei maestri, che a Oriente e ad Occidente, l'hanno lastricata delle loro esperienze ed elaborazioni.
Wilhelm Reich per esempio ed Alexander Lowen, con tutti i loro allievi e colleghi, che hanno dato vita a una ricerca e a una scuola che porta il nome di Bioenergetica.

La Rete ci dà molto, talmente tanto che può sembrare tutto a coloro che non sono abbastanza corredati da un io corporeo vitale e abituato a sentire la vita a questo modo: diventa allora una compensazione, un surrogato di vita vissuta.
I giovanissimi sono insieme i più esposti a questo rischio e i meglio corredati per eluderlo: il loro corpo è straordinariamente ricettivo, per cui altrettanto aperto all’invasione degli “effetti speciali” e insieme ancora forte del suo radicamento nel presente, con la sua immanenza sensoriale.
Il lavoro con loro, per aiutarli a strutturare un proprio sé corporeo e ad orientarsi nell'apprendimento  delle sovrastrutture culturali, costituisce la base della formazione di un saldo equilibrio individuale, capace di coltivare e di raccogliere i frutti nella Rete.

 

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