LA NATURA DEL SOGNO
I sogni sono una trasmissione misteriosa d’immagini, pensieri, emozioni che parlano di noi, e con noi, in un linguaggio portentoso.
Traggono il loro materiale da quel labirinto psicocorporeo di cui noi umani siamo costituiti, quel mondo nascosto e viscerale che chiamiamo inconscio.
Non prendo qui in considerazione le potenziali interazioni con il mondo esterno, se non quelle della nostra quotidianità che forniscono “il materiale diurno” che raccogliamo e introduciamo nei sogni (Sigmund Freud, L’interpretazione dei sogni).
Per chi vuole conoscere se stesso più a fondo, è prezioso avere accesso emozionale e cognitivo alla propria trasmissione onirica.
La rappresentazione onirica è già di per sé elemento funzionalmente prezioso.
In primo luogo in quanto espressione, straordinariamente integrata, di nostre energie psicocorporee di vario tipo, quindi potenzialmente catartica.
Le ricerche recenti, nell‘ambito delle neuroscienze, sembrano inoltre evidenziare che il sogno ha funzioni d’integrazione, elaborazione e smaltimento delle miriadi d’informazioni di vario genere che immagazziniamo durante la vita diurna: una sorta di “ spazzino creativo “, come è stato definito, in qualche modo rigenerante.
Su queste funzioni del sogno si trovano interessanti spunti al link
http://www.lavocedifiore.org/SPIP/breve.php3?id_breve=421
Stimolanti sono pure le pagine di “Remando tra i sogni”, M. Zanasi e A.M. Amore, 2010 Franco Angeli, di cui viene offerta un’interessante anteprima al link
https://books.google.it/books?id=K6N58pvMavoC&pg=PA92&lpg=PA92&dq=i+sogni+sono+autocurativi&source
Alla domanda generica “Cos’è il sogno?” rispondono, in modo chiaro e di facile lettura, le pagine 16-22, riportando le ricerche del neuropsicoanalista Mark Solms: il sogno è un’attività mentale complessa, frutto di uno specifico circuito neuronale dedicato, non un sottoprodotto del cervello dormiente.
Tale circuito risulta essere quello del “ sistema motivazionale appetitivo” che è alla base dei comportamenti di ricerca, interesse, bisogno, desiderio.
“Questi meccanismi di eccitazione (arousal) non solo sono attivi durante il sonno onirico, ma sono completamente disinibiti, deregolati; sono in prima linea durante il sonno onirico molto più che durante la veglia.
Ne deriva che i sogni non soltanto sono intrinsecamente motivati, ma sono anche significativi e rivelatori degli stati motivazionali nella loro forma più primitiva.” "La coscienza dell’Es. Psicoanalisi e neuroscienze", Raffaello Cortina Editore, Milano, 2018, p. 138.
Tuttavia questo circuito neuronale non può spiegare la natura narrativa del sogno e i suoi contenuti onirici, anche se l’architettura neurobiologica che sostiene il processo onirico rispecchierebbe certe funzioni generali individuate da Freud, in particolare quelle di espressione degli impulsi dell’Es.
IL SOGNO IN PSICOTERAPIA
La finestra sui sogni non si apre per ora più di tanto, con le procedure logico-scientifiche.
Noi che siamo interessati ai sogni dal punto di vista psicoterapeutico, dobbiamo quindi procedere per approssimazioni, intuizioni e avvicinamenti prudenti.
I sogni sono un modo in cui l’individuo può mettere in scena inconsciamente, di fronte ai propri occhi chiusi, rappresentazioni di un mondo profondo che è in lui.
Raccontare i propri sogni, in una seduta di psicoterapia, significa ri-entrare in quel racconto che è stato già raccontato dalla propria attività onirica, quando è stato prodotto e rappresentato.
Significa quindi anche ri-entrare nel vissuto di quel sognatore che viveva il sogno mentre lo produceva e quando poi lo ricordava.
Nel percorso terapeutico è opportuno perciò aiutare il cliente a “ri-entrare” nel suo sogno, nel senso di ri-sentire, ri-vivere.
Il sognatore contiene in sé un insieme di vissuti viscerali ai quali spesso non riesce più ad accedere senza un aiuto.
Il comprendere e l’interpretare sono procedure che ci lasciano sul versante esterno della rappresentazione onirica e che possono essere solo una tappa successiva.
La prima fase di lavoro su un sogno consiste allora nell’aiutare il sognatore a rientrare nel sogno.
DA FREUD A PERLS
Se sul piano teorico, come dicevamo, gran parte dell’analisi di Freud sembrerebbe confermata dalle ricerche neuroscientifiche, nel senso che il sogno sarebbe espressione di impulsi dell’Es, sul piano pratico la metodologia terapeutica delle libere associazioni viene validamente integrata, si può dire ri-dimensionata, da un approccio centrato sul ri-sentire visceralmente ed emozionalmente il sogno, nel “qui ed ora” della seduta di psicoterapia.
Frederick S. Perls, ha elaborato un approccio psicoterapeutico al sogno che parte da questo presupposto: ”La terapia gestaltica parola per parola”, un suo scritto del 1969 edito dalla Casa Editrice Astrolabio nel 1980, ne è un’ampia trattazione, ricca di esempi clinici.
Una descrizione sintetica ma illuminante di quest’approccio si può leggere in un articolo di Riccardo Zerbetto, “L’approccio gestaltico al sogno”, pubblicato su: Il sogno crocevia di mondi, a cura di Angela Peduto e Giorgio Antonelli. Editore Alpes, Roma, 2014, reperibile al link:
https://www.cstg.it/wp-content/uploads/2016/11/sogno-articolo-RZ-PDF.pdf
Ne cito qualche passo.
“Quando lavoriamo un sogno... la strada che percorriamo non muove dall’interpretazione (che presuppone un soggetto-terapeuta che dà la sua lettura su un oggetto-cliente che è tenuto ad accoglierla), ma da un coinvolgimento più diretto e responsabile del cliente che è chiamato ad essere quanto più possibile soggetto dei suoi vissuti, anche se percepiti come estranei...
...il sognatore è ogni parte del sogno, ogni parte del sogno è una sua proiezione...è scena, attore, suggeritore, regista, critico, autore e pubblico insieme...
...entriamo in questa consapevolezza e la viviamo...ne facciamo oggetto di un percorso esperienziale...
...raccontare il sogno, usando il tempo presente... presentificare....come se lo stesse vivendo in presa diretta...
...immedesimarsi nel vissuto, più che astrarne un significato...
...Il sogno rappresenta una mirabile creazione autogena della coscienza, ha una sua ricchezza ed originalità che merita attenzione e contemplazione, prima ancora di essere ricondotta alla sua intelligibilità attraverso gli schemi della logica concettuale. Come davanti ad una produzione artistica di carattere figurativo o musicale si tratta, innanzitutto, di assorbire l'impatto sensoriale ed emozionale dell'opera, prima di tentarne una comprensione, così di fronte alla autopoiesi onirica è fondamentale esporsi emozionalmente ai contenuti prima di cercare di operarne una analisi e cercare di tradurla in una comprensione...
...Dall’analizzare al drammatizzare.
Invece di analizzare il sogno frammentandolo ulteriormente, vogliamo ridargli la vita. E il modo per riportarlo in vita consiste nel rivivere il sogno come se stesse avvenendo in questo istante...
...attualizzare il vissuto da un racconto di qualcosa che attiene al passato ad un vissuto che si presentifica nel qui-ed-ora: un radicamento nel qui ed ora con il mio corpo-sensazioni-emozioni-pensieri che sono me (e non mie)...
...Più che la comprensione intellettuale, che naturalmente fiorisce in una seconda parte, è quindi importante lasciare spazio all'esperienza di entrare nel proprio sogno e in qualche modo riappropriarsi di parti che istintivamente siamo portati a disconoscere...riappropriarci di queste parti proiettate e frammentate della nostra personalità, e riappropriarci del potenziale nascosto che compare nel sogno...
...La tecnica utilizzata è quella del “monodramma” nel quale si fanno assumere, alternativamente, al paziente i ruoli dei personaggi del sogno sostenendo una interazione dialogica tra gli stessi... ma può coinvolgere anche i membri di un gruppo di terapia attraverso tecniche di psicodramma...
...Se il sogno disaggrega le parti del sé... il lavoro terapeutico che ne consegue è quello di operare nel senso di mettere in contatto tra loro le diverse parti, esplorando possibili ri-conoscimenti reciproci e possibili co-esistenze nello spazio interiore del sognatore...
...quel che cerchiamo di fare in terapia, allora, consiste nel recuperare, passo per passo, le parti ripudiate della personalità finché la persona diventa abbastanza forte da facilitare la propria crescita, da imparare a capire dove sono i buchi, quali sono i sintomi di questi buchi...
Chi ordisce le trame del sogno? E chi è questo drammaturgo che sa mettere in scena queste pièces de théâtre in modo così geniale e bizzarro?
Viene da sospettare che sia veramente un dio questo Morfeo che ci rivela le parti del sé che ci chiedono di essere integrate in forme più consapevoli ed evolute di co-esistenza...Tra sonno e veglia, il sogno rappresenta quindi quello spazio intermedio dove il Dottor Jekyll e il Mister Hyde, superando l’inconciliabile incomunicabilità, vengono finalmente in contatto.
Certo, non sarà semplice per il nostro sognatore identificarsi anche con la belva notturna quando disperatamente si sforza di riconoscersi soltanto nel personaggio diurno e rispettabile.
Di qui la necessità di sviluppare le attitudini ad un accompagnamento negli inferi nel quale verrà messa in gioco tutta la competenza e la sensibilità del terapeuta: che sappia porsi nella posizione dell’accompagnatore.”
(R. Zerbetto, ibidem)
SOGNO E LAVORO CORPOREO
Questo approccio è, secondo la mia esperienza professionale, il più adatto ad un lavoro con i sogni nell’ambito di una psicoterapia corporea.
Quando lavoriamo per rientrare nel sogno, rivivendolo nel presente, cosa c’è di più presente del corpo nel “qui ed ora”?
Rientrare in contatto col sogno significa allora aprire i canali sensoriali che accedono alla visceralità: quindi è basilare un lavoro corporeo di mobilitazione energetica per aprirne la sensibilità.
In linea di massima preferisco proporre a questo scopo una postura sdraiata: è quella che richiama di più la posizione di quando sogniamo, sia sensorialmente che immaginativamente, e questo ha una funzione suggestiva e facilitante.
Un lavoro molto efficace di carica energetica e apertura sensoriale in posizione supina, è quello del “ponte”: con le gambe piegate e i piedi paralleli contro il materasso, distanti all’incirca come i fianchi, si fa leva sugli avampiedi e si solleva il bacino inarcando la schiena.
Per un efficace risultato è importante che i talloni siano piuttosto vicini alle natiche in modo che l’inarcamento possa essere più facile e pieno.
Non si tratta di raggiungere il massimo dell’arco possibile come in una performance: si tratta di “stare“ in questo inarcamento che crea tendenzialmente una vibrazione del corpo, quando in questa posizione si pratica una respirazione piena, la più ampia possibile.
La si può ottenere gradualmente, respiro dopo respiro, forzando l’espirazione in modo che sia lenta, piena e profonda e ogni volta apra la strada ad un inspirazione più ampia.
Se non ci sono impedimenti psicologici nell’uso della voce, è preferibile un’espirazione sonora, levatrice di aperture più viscerali: la voce infatti è un’espressione collegata visceralmente al nostro mondo emozionale.
È per questo che, soprattutto le prime volte, l’espirazione sonora è spesso vissuta come pratica imbarazzante, o anche inquietante: essa infatti rivela qualcosa della nostra personalità.
Altri esercizi utili al lavoro di energizzazione e sensibilizzazione corporea sono rintracciabili in “Espansione e integrazione del corpo in Bioenergetica”, Leslie e Alexander Lowen, Astrolabio Ubaldini Edizioni, 1979,
disponibile al link http://m.centrosarvas.it/1/upload/esercizi.pdf
Il corpo può concorrere in vari altri modi all’introspezione del sogno.
L’espressione corporea dei sentimenti che ri-affiorano, utilizzando le tecniche dell’Analisi Bioenergetica, è certamente una delle strade maestre per raggiungere il livello viscerale che il sogno può rappresentare.