Uno dei rischi più comuni di omogenizzazione del nostro modo di pensare, quando siamo brillantemente incastonati nell'abitudine digitale, è a mio parere ben descritto in questo articolo segnalato oggi su Facebook da Loris Cavalli: http://coscienzeinrete.net/arte/item/2079-l’esperimento-di-facebook-ecco-cosa-accade-se-metti-mi-piace-a-tutto

Quando il corpo si assopiscee e con esso si appanna la sua sensibilità e la nostra propensione alla ricettività per la realtà circostante, piena delle sue diverse sfaccettature, rischia di prevalere subdolamente un rispecchiamento nel nostro orizzonte narcisistico, fatto dell'interazione piacevole e soddisfacente con i nostri amici, che la pensano come noi.

Nel rimbalzo dei mi piace e delle condivisioni si viene a creare un girotondo narcisistico di gruppo, che viene favorito dagli algoritmi che governano Facebook e che hanno  anche un fine economico: così il social network diviene sempre meno social e offre sempre meno il confronto tra le diversità, che dovrebbe essere il sale della nuova possibile demcrazia della Rete.

Tutto questo credo merita la nostra attenzione e meditazione.

 

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