La paura ormai palpita nei gesti quotidiani, nei pensieri laterali, nei sogni notturni.
Si può incontrarla spesso mascherata, qualche volta spogliata del pudore, raramente accettata e rispettata.
La paura ci accompagna fin dall’inizio della vita: ci trasmette segnali di pericolo in modo che possiamo difenderci.
Senza la paura quante volte saremmo andati incontro alla sventura?
Una compagna di viaggio che porta in sé le impronte del carattere dei nostri genitori e delle loro paure, trasmesse a noi già quando eravamo nel ventre di nostra madre e poi ogni giorno nel tragitto dall’infanzia alla maturità.
È maturata così la mappa personale delle nostre paure. https://www.freddytorta.com/images/Libri/La_ricerca_del_proprio_amore.pdf pagg. 21, 27-31, 42, 69-71, 127
Nella nostra cultura sembra replicarsi un duplice messaggio verso i bambini in età prescolare.
Molti genitori lanciano continuamente e non coscientemente segnali di paura e avvertimenti a non rischiare, a non provare cose nuove.
Diversamente, sul versante educativo ufficiale, l’addestramento verte soprattutto al “non aver paura”, svalutando i timori dei bambini già nella scuola della prima infanzia, piuttosto che accompagnarli nell’esperienza del “fare con paura”, accettandola e attraversandola.
Attraversare la paura senza paralizzarsi è un’esperienza formativa fondamentale, che dovrebbe essere nel programma educativo della scuola e nei messaggi culturali di una società evoluta.
Ne siamo ben lontani...
Siamo per lo più strutturati in maniera distorta, quanto alla percezione dei segni viscerali di paura.
Troppo spesso quindi sottovalutiamo i pericoli e le protezioni possibili, anche quando prescritte dalle norme vigenti, magari sventolando la bandiera di qualche libertà.
Cinture di sicurezza, caschi, mascherine sono esempi correnti, per non parlare dell’abuso di droghe, alcolici, tabacco, cibi spazzatura, rifiuti tossici...
Nell’attuale pandemia prevale un Coro Aulico che invita a non aver paura perché “andrà tutto bene”.
Come se la paura puzzasse di tradimento di se stessi e della compagine sociale.
Magari ci fosse stata la paura di gettare risorse in imprese senza fondamenta, beni in investimenti spregiudicati, vite in guerre evitabili!...
Si assiste frattanto al triste spettacolo di reazioni popolari opposte e complementari.
Da una parte c’è chi nega la paura e il pericolo e spesso ostenta esibizioni spavalde e autolesioniste.
Dall’altra c’è chi vive nell’ansia strisciante e nel panico più o meno conclamato, che deprimono l’energia vitale schiacciandola nella passività.
Questi stati viscerali, dissimulati, vengono spesso convogliati in atteggiamenti e comportamenti di rabbia, più o meno manifesti e manifestati.
Resettare l’impianto segnaletico della paura, per un corretto funzionamento predittivo dei pericoli, che sia d’orientamento a comportamenti correlati congrui, vorrebbe dire acquisire il più efficace dispositivo di sicurezza in tempi come questi e comunque una bussola efficace e permanente per i percorsi sempre più complessi a cui ci chiama il mondo presente.
Per concludere, si potrà osservare come in queste non molte righe la ripetizione della parola “paura” è stata continua e ossessionante: in effetti è così... essa ci batte dentro ogni momento: è il tic e tac che avverte la realtà...
Si tratta di imparare ad ascoltare e valutare, senza scappare nell’illusione.